Una notte Rocco sente un improvviso e caratteristico dolore: è la peste. Di nascosto lascia l’ospedale, si dirige verso la campagna in solitudine ed abbandono totale. Morente si ferma presso il fiume Trebbia adagiandosi in una grotta tuttora esistente e trasformata in luogo di culto. Ad una sorgente si disseta e lava le piaghe.
Un giorno, il cane di Gottardo Pollastrelli, un ricco cittadino di Piacenza rifugiato nel castello di Sarmato per sfuggire alla peste, scopre Rocco e diventa suo amico. Corre da lui ogni giorno portando del pane in bocca per sfamarlo.
Gottardo Pollastrelli un giorno segue il cane e trova Rocco. Lo prega di accettare le sue cure e la sua compagnia. Viene incantato dalle parole di Rocco che gli dice: «Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi». Così il nobile segue l’esempio del pellegrino e inizia a condurre una vita di preghiere e di sacrifici.
……Rocco prega l’Eterno Padre, ottiene la sua guarigione e riprende il cammino verso Montpellier.
Lungo il cammino Rocco benedice gli animali affetti dalla peste e li guarisce. La sua missione di pellegrino in Italia dura otto anni. Di città in città, in questi anni Rocco continuamente prega, benedice con segno di croce, guarisce, ridona coraggio, riaccende la fede e la pietà.
Secondo nuovi studi, il viaggio di ritorno di Rocco si interrompe a Voghera. Altri ritengono che egli ritorna a Montpellier. Qui Rocco con barba lunga ed incolta, avvolto in polverosi abiti, con il viso trasfigurato dalla peste, non viene riconosciuto da nessuno. «Chi è questo strano pellegrino, vestito di rosso, bastone in mano, sofferente per i digiuni della lunga via?.....Un vagabondo?.....Una spia?...........» Rocco entra segretamente in una chiesa per pregare, viene seguito e poiché non dice il suo nome, viene condotto come spia dal governatore della città, suo zio, che non lo riconosce e lo condanna al carcere finché non sarà chiara la sua identità.
I carcerieri capiscono subito che non si tratta di un malfattore; egli è umile, silenzioso, paziente, spesso inginocchiato a pregare sul freddo pavimento della sua cella. Vorrebbero che rivelasse la sua identità per lasciare quel luogo. Trascorrono così cinque anni.
Un giorno il carceriere osserva la sua cella inondata da un’immensa luce e Rocco con il volto felice, in estasi. La notizia si diffonde, la gente si commuove, chiede che sia liberato.
Ma è tardi. Rocco chiede di poter incontrare un sacerdote, riceve i sacramenti e poi chiede di poter essere lasciato solo.
Appare a lui un Angelo che lo conforta, gli annuncia la sua fine e dice: «Rivolgi a Dio la Tua preghiera e otterrai ciò che domanderai». Rocco prega e chiede a Dio «Clementissimo e Onnipotente Dio che liberasti il popolo d’Israele dalla schiavitù degli egiziani, non per i miei meriti, ma per la Tua misericordia, libera tutti gli uomini da ogni tipo di peste». Il 16 agosto del 1327, secondo gli antichi scritti, o secondo la nuova cronologia tra il 1376-1379 Rocco muore. Subito dopo l’Angelo porta una piccola tavola su cui è scritto: «Coloro che, colpiti dalla peste, ricorreranno alla potente intercessione del beato Rocco, prediletto da Dio, ne saranno liberati».